Gli sviluppi producono immagini che tendono a superare intenti referenziali, escludendo ogni mimetica verosimiglianza visiva; l’obiettivo della massima sintesi formale – giustificata dalla volontà di cogliere l’essenza strutturale e geometrica delle cose – ha generato una riconsiderazione e trasformazione del mondo fenomenico.
Nel prevalere della percezione estetica su quella empirica, si sono compiuti sistemi reticolari policromi vincolati a saldi nodi strutturati, si sono dilatati luminosi telai plastici chiusi da lineari assi traccianti. Immagini mentali, presso attente ai particolari, selezionano carrucole, funi e tralicci delle gru, o ruote, manubri e giri di freni delle biciclette.
Il soggetto prescelto diventa così oggetto pretestuale, assunto per la sua esemplarità compositiva, rielaborato formalmente al massimo grado di libertà interpretativa e ridefinito attraverso una geometrica scomposizione cromatica. In percorsi di attrazione, dove le figure ammettono ancora una riconoscibilità strutturale, aeree triangolari impongono la forma irradiante della luce e del colore. Aeroplani, gru, mercati, spiagge, biciclette e giri di freni, lontani dal nostro spazio e dal nostro tempo, rappresentano solo schemi di articolazione volumetrica, costruiti dalla declinazione di segno e colore.
Franca Faccin crede dunque al valore assoluto della pittura; ad una pittura che può essere autenticamente contemporanea solo interrogandosi e costituendosi su fondanti principi originali. Ne nasce un “codice estetico” che riduce il linguaggio grafico a due sistemi di percorsi omogenei, capaci di evocare traiettorie spaziali: quelli a sviluppo tendenzialmente rettilineo e quelli a sviluppo curvilineo policentrico (ellittico, parabolico, iperbolico); un “codice estetico” che seleziona e concentra il linguaggio cromatico sui tre primari (giallo, rosso e blu) addizionati al verde. Franca Faccin privilegia però il giallo come colore della luce che assurge a tono fondamentale, modulato su ampie e preziosissime gamme. La densa materia pigmentata impone la sua fisica consistenza fissando ogni fase del progetto esecutivo nella sedimentazione che la stesura pittorica comporta, registrando la determinata gestualità dell’atto creativo. Solo queste tracce del fare artistico parlano dell’artefice: le immagini di Franca Faccin perseguono infatti l’assoluto pittorico, dove ogni linguaggio del “singolo” confonde nel “tutto”. Le immagini di Franca Faccin vivono in un mondo metafisico: là dove nasce la luce e si generano le forme, là dove supremo è lo spirito dell’arte.
Mansuè, 1996